C’era una volta la pagina bianca: ti spaventa? Da cosa inizi, come nasce una tua illustrazione?
All’inizio sì, mi bloccavo e pensavo: e mò che faccio?? Poi ho trovato il mio metodo per aggirare l’ostacolo. Parto sempre dal concept, da quell’idea di fondo che deve guidare tutto. Inizio a cercare immagini, sia da banche dati che dal mio telefono: a volte basta un dettaglio minuscolo per far scattare qualcosa. Scrivo tutto quello che mi viene in mente, poi traduco le parole in immagini, facendo un mini bozzetto (orrendo, minuscolo, ma funzionale!). Solo a quel punto passo al foglio bianco. Quindi, in realtà, il foglio bianco arriva solo alla fine... quando fa decisamente meno paura.
Cosa ascolti (o guardi!) mentre sei al lavoro?
Rock/Pop anni ’80: U2, Survivor, Springsteen, Mr. Big, Queen… Ma anche Aretha Franklin, Tina Turner, Stevie Wonder. Ascolto anche qualcosa di contemporaneo, ma musicalmente parlando, sono rimasta un po’ ferma nel passato.
Ti fanno più paura gli squali, i ragni o l’intelligenza artificiale?
Gli squali, per fortuna, non li ho mai incontrati. I ragni mi terrorizzano, ma forse faccio più paura io a loro che loro a me. Quanto all’intelligenza artificiale… mi preoccupa un pochino, ma ho l’intima speranza che la mente umana possa essere sempre un metro più avanti, soprattutto artisticamente.
Marie Kondo sarebbe fiera della tua scrivania, o il tuo piano di lavoro è punk come insegna ZeroCalcare?
Credo di essere una via di mezzo onesta: mai troppo ordinata, ma nemmeno nel caos totale. Diciamo che la mia scrivania vive in uno stato di disordine funzionale. Marie Kondo forse scuoterebbe la testa, ma ZeroCalcare approverebbe.
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