SPUNTI(NI)#1: Sonia Ligorio

18 luglio 2025 - illustation

Ciao Sonia! Partiamo dalle cose importanti: sei al lavoro da ore e ti si incrociano gli occhi. Che spuntino ti concedi?

Frutta e mandorle, sempre. Credo di essere una consumatrice seriale di mandorle: in dispensa non manca mai il pacco da un chilo e, quando finisce, vado in astinenza. Una volta ho provato a sostituirle con le noci… non lo rifarò mai più.

Merenda a parte, per quante ore al giorno vesti i panni dell’illustratrice?

Dipende tutto dal carico di lavoro. Nei periodi tranquilli disegno dal mattino fino a metà pomeriggio, così poi posso dedicarmi anche ad altro che mi fa stare bene: cucire, cantare, passeggiare in natura o cucinare qualcosa di speciale se ho ospiti. Se invece sono piena, inizio alle 8:30 e stacco verso le 18:30… o alle 19, quando mi ricordo che esiste il mondo reale.

Da chi hai preso spunto per il tuo primissimo disegno?   

Il primissimo in assoluto è difficile da dire. A quanto pare, a 5 anni disegnavo i vestiti delle bambole direttamente sul muro della cucina. Poi mio papà ha dato il bianco e i miei genitori hanno capito che forse era il caso di comprarmi carta e acquerelli. Quando ho iniziato a disegnare con più consapevolezza, intorno ai 16 anni, ero innamorata di Van Gogh, Magritte, Dalì.

E ora invece, chi ti piace?   

Ora ammiro tantissimo Andrea Serio con i suoi colori vibranti, Nicola Magrin con le sue pennellate poetiche e contemplative e Gianni De Conno con le sue atmosfere oniriche e surreali.

C’era una volta la pagina bianca: ti spaventa? Da cosa inizi, come nasce una tua illustrazione?   

All’inizio sì, mi bloccavo e pensavo: e mò che faccio?? Poi ho trovato il mio metodo per aggirare l’ostacolo. Parto sempre dal concept, da quell’idea di fondo che deve guidare tutto. Inizio a cercare immagini, sia da banche dati che dal mio telefono: a volte basta un dettaglio minuscolo per far scattare qualcosa. Scrivo tutto quello che mi viene in mente, poi traduco le parole in immagini, facendo un mini bozzetto (orrendo, minuscolo, ma funzionale!). Solo a quel punto passo al foglio bianco. Quindi, in realtà, il foglio bianco arriva solo alla fine... quando fa decisamente meno paura.

Cosa ascolti (o guardi!) mentre sei al lavoro? 

Rock/Pop anni ’80: U2, Survivor, Springsteen, Mr. Big, Queen… Ma anche Aretha Franklin, Tina Turner, Stevie Wonder. Ascolto anche qualcosa di contemporaneo, ma musicalmente parlando, sono rimasta un po’ ferma nel passato.

Ti fanno più paura gli squali, i ragni o l’intelligenza artificiale?  

Gli squali, per fortuna, non li ho mai incontrati. I ragni mi terrorizzano, ma forse faccio più paura io a loro che loro a me. Quanto all’intelligenza artificiale… mi preoccupa un pochino, ma ho l’intima speranza che la mente umana possa essere sempre un metro più avanti, soprattutto artisticamente.

Marie Kondo sarebbe fiera della tua scrivania, o il tuo piano di lavoro è punk come insegna ZeroCalcare?  

Credo di essere una via di mezzo onesta: mai troppo ordinata, ma nemmeno nel caos totale. Diciamo che la mia scrivania vive in uno stato di disordine funzionale. Marie Kondo forse scuoterebbe la testa, ma ZeroCalcare approverebbe.

Sonia Ligorio è l'artista del mese di luglio. Qui trovi tutte le sue opere.

Da oggi entrano nel catalogo illustation 19 tue illustrazioni. Qual è quella che al momento ti rappresenta di più? Ti va di raccontarcela?  

In questo momento direi “Equilibri”. Raffigura una donna che cammina sulla cresta di un’onda, in bilico. Mi affascina la sproporzione tra la figura e l’immensità del mare sotto di lei, così come la precarietà assoluta della superficie su cui si muove. È un’immagine che parla di quelle fasi rare, e preziose, in cui troviamo il coraggio di attraversare l’ignoto che ci abita.

Spesso rifuggiamo ciò che non possiamo controllare, ma se ascoltiamo davvero i richiami più profondi del nostro essere, dietro quell’ignoto si nascondono i nostri desideri più autentici. Serve solo un pizzico di follia o, semplicemente, un atto di fede.

Se “Equilibri” fosse una canzone, quale sarebbe?

Mi viene in mente Ti è mai successo dei Negramaro. Mi piace molto la versione acustica che hanno fatto per Radio Deejay. Ha quel tono sospeso, vulnerabile ma pieno di forza, che racconta bene l’equilibrio precario dell’illustrazione.